Se persegui la bellezza, ti sfugge. Due considerazioni su Rosario, J. M. Rois

(ascoltare    https://oscarfavre.bandcamp.com/track/puerto)

Díptico Pasillo - Patio, JM Rois
Diptico Pasillo Patio, JM Rois

Sulla bellezza di Rosario in tre movimenti
Se persegui la bellezza, ti sfugge.

1/
Ci sono architetti che si sforzano troppo e si vede. Usano disperatamente frammenti di altre opere, di altri luoghi, aggrappati a giochi geometrici, simmetrie leggermente asimmetriche. Tutto sembra finto, forzato, indurito.
L’occhio capisce tutto, le maschere finte cadono. I vani tentativi dell’architetto di perseguire la bellezza, potrebbero essere divertenti se i risultati non fossero così patetici, così pubblici. La concentrazione estetica sembra avvenire in un posto: la facciata. Schiavi del disegno frontale guardano il loro lavoro da un punto di vista infinito immaginando il controllo totale sul suo lavoro. Ma … e la vita?
La vita è scorcio, movimento, variazione, tempo, imperfezione. La bellezza è epifania, (manifestazione della divinità in forma visibile) occorre. Nei momenti creativi appare (la bellezza) là dove abbassiamo la guardia, dove non prestiamo attenzione. Appare quando lasciamo respirare i progetti, quando gli diamo lo spazio necessario affinché la vita entri attraverso la finestra come una brezza. Inizi a immaginare luoghi, storie, sguardi. Ed è lì quando le linee del disegno si caricano di significato oltre alla geometria, più vicino al quotidiano, al leggero squilibrio della realtà.

2/
Dove si trova la bellezza nell’architettura di Rosario? Là dove l’architetto non ha avuto tanto potere o ambizione. Là dove la città gli ha imposto complicazioni assai più forti della sua pulsione d’ordine. Nella bellezza atipica del»centro de manzana» (*).
A chi è venuto in mente questi blocchi di 100 m x 100 m? Sogni razionali e di ordine esterno che nascondono un denso caos di muri articolati, terrazze, cortili, scale. Quante situazioni, quanti luoghi si nascondono dietro questi muri continui che non ci permettono di vedere? Come sono risolti questi lotti impossibili?
A pura vita.
Il «centro de manzana» a Rosario è un territorio perfetto per i gatti, gli unici che si adattano alle possibilità di attraversare i muri. I cani, dall’altra parte, abbaiano dai loro cortili – prigione.
Centro del blocco, dall’alto. La brutale bellezza del reale allo stato puro. Nessuno guarda le antenne della televisione che arrugginiscono al sole. La bellezza delle contro facciate che nessuno ha progettato. I cortili delle «case corridoio» (casa pasillo **) piastrellato di rosso, la tenda verde nel cortile e le sedie bianche. L’umidità delle pareti delle facciate sud, il modo in cui una crepa si fa strada, o la costellazione di forme create dal intonaco che continua a scrostarsi.
Pretendo il mio pezzo di cielo Rosarino, la mia «casa chorizo (**) » che guarda a nord, l’ombra della vigna del patio di mio nonno, la piastrella in diagonale che rompe il disegno geometrico e nasconde il tesoro segreto.

3 /
Non scherziamo, la bellezza di Rosario sta nelle sue donne.
E seguendo il mio ragionamento, preferisco la bellezza attigua, senza trucco, possibilmente bevendo un «mate» (***) di domenica pomeriggio, un po’ indifeso, un po’ vulnerabile.

03-Walter Salcedo
Rosario, foto Walter Salcedo

Il potere della piccola scala


Piccola scala = pratica architettonica contemporanea di Rosario.
Il segno come uguaglianza. La pratica architettonica contemporanea di Rosario è di piccole dimensioni.
Piccola scala che funziona per accumulo, lotto a lotto. Accumulo che basato su azioni individuali, propone variazioni minime su temi ricorrenti; prima le «case chorizo»**, oggi, i palazzi.
Rosario è la somma di quelle ripetizioni. È qui che gli architetti di Rosario dimostrano (o non) la loro responsabilità culturale nella costruzione della città.
Esiste un’identità propria della pratica architettonica contemporanea? Quali sono le sue caratteristiche? C’è qualche dato strutturale? Si potrebbe determinare una correlazione con i processi della de-industrializzazione e della coltivazione della soia?

Pratica della banalità
Così come il mostruoso ci chiama e ci seduce, la mediocrità ci invita con la sua subdola comodità. Senza dimenticare il pericolo che comporta la teorizzazione di certe cose (il supporto da chi non ha argomenti), quale dovrebbe essere la cornice concettuale per affrontare la nostra vita quotidiana architettonica? Potremmo teorizzare sui balconi curvi?  O potremmo descrivere le condizioni del mercato per capire il perché delle camere larghe 2,15 metri? Presenteremmo l’intonaco come una strategia di camuffamento che simula le deficienze costruttive? Vorremmo prestare la nostra voce per giustificare la comunione delle amministrazioni socialiste con i capitali privati, concentrati per espandere l’uso dei nostri terreni suburbani disponibili?
Propongo di cambiare la pratica della banalità con un’epica del quotidiano.

Epica del quotidiano (Genere di poesia di stile elevato che narra le imprese di un popolo o di un grande eroe/eroina.)
Un’epopea che funzioni con piccoli interventi che scoprono le potenzialità dell’innovazione architettonica intrinseca al duo: variazione/ripetizione, che comprenda la responsabilità incrementale che ci riguarda nella costruzione della città, propositiva di strategie alternative alla banalità prevalente; che sia capace di ridare rilevanza alla nostra professione nella definizione collettiva del nostro futuro urbano.

Urbanismo del piccolo
Sarà possibile, dalla piccola scala, reinventare la città? Per accumulo, uno dopo l’altro, piccoli frammenti utopici, sogni di vite migliori, nascosti forse nella profondità delle nostre «centro de manzanas»*? Quali tipologie rivoluzionarie ci attendono dietro l’angolo? Quanti cortili? Quante terrazze?

02-Frittegotto
Panorama de Rosario, foto Gustavo Fritegotto

NdA
*Manzanas y Centro de manzana
Grandi blocchi di case circondati su tutto il loro perimetro da strade e traffico motorizzato, solitamente racchiudono un patio. Questo patio-spazio interno, invisibile dalla strada, era conservato nella sua espressione minimale nell’epoca dello sviluppo industriale, come un «cortile di luci.
L’uso della parola «manzana» (mela) non deriva dal frutto dello stesso nome, ma dal castellano «mansana» catalana, la cui origine è il «manso» derivato dal latino «mansio, mansum», a sua volta derivato dalla forma verbale manere, abitare in una casa. Nel medioevo veniva chiamato «manso» alle stesse case di campagna che in epoca romana venivano chiamate «ville. Quindi, il raggruppamento di diverse case intorno ai «manso» era chiamato «mansana»
**Casa pasillo o chorizo
Terminologia usata per descrivere le costruzioni di molte delle case costruite negli sviluppi urbani argentini tra il 1880 e il 1930. Da un aumento demografico, nasce la necessità di migliorare l’uso della terra urbana: la compattazione del tessuto urbano. Blocchi di origine coloniale di 150 «varas» di lunghezza, erano suddivise in appezzamenti di 10 «varas» di fronte (equivalenti a 8,66 m) per avere una maggiore quantità di terra. La «casa del chorizo» risponde alla successione di stanze uguali lungo un asse longitudinale.Questa tipologia è determinata dalle trasformazioni subite in Argentina dal 1850. È il risultato architettonico delle case costruite dall’ondata di immigrati europei, per lo più italiani e spagnoli, della classe media urbana.
***Mate
Si chiama mate l’infusione preparata con le foglie di erba Mate (in spagnolo yerba Mate o semplicemente yerba), una pianta originaria del Sud America. Seguendo lo stesso procedimento del tè, la yerba Mate è essiccata, tagliata e sminuzzata. Il suo sapore si sposa tanto con cibi dolci, quanto con quelli salati. Tradizionalmente questa infusione si beve calda.

01-Diptico
Díptico – pasiilo – patio, foto JMROIS

SOBRE LA BELLEZA ROSARINA EN TRES MOVIMIENTOS.

1/
Si perseguís la belleza, se escapa.
Hay arquitectos que se esfuerzan demasiado y se les nota. Desesperadamente usan fragmentos de otras obras, de otros lugares, y se aferran a juegos geométricos; simetrías ligeramente asimétricas. Todo suena falso, forzado, endurecido. El ojo entiende todo, las máscaras falsas caen. Los intentos vanos del arquitecto por perseguir la belleza causarían gracia si los resultados no fueran tan patéticos, tan públicos. La concentración estética parece ocurrir en un solo lugar: la fachada. Fachadistas esclavos del dibujo frontal miran su obra desde un punto de vista infinito, imaginando un control total sobre su obra.
Pero… y la vida?
La vida es escorzo, movimiento, variación, tiempo, imperfección. La belleza es epifánica, ocurre. En los momentos de creación, aparece ahí donde bajamos la guardia, donde no prestamos atención. Aparece cuando dejamos respirar los proyectos, cuando les damos el espacio necesario para que la vida entre por la ventana, como una brisa. Empezás a imaginar lugares, historias, miradas. Ahí es cuando las líneas del dibujo se cargan de un sentido más allá de la geometría, más cercano a lo cotidiano, al ligero desajuste de lo real.

2/
Dónde ocurre la belleza en nuestra arquitectura rosarina?
Ahí donde el arquitecto no tuvo tanto poder, tanta ambición. Ahí donde Rosario le impuso complicaciones más fuertes que su impulso de orden, en la atípica belleza de nuestros centros de manzana. A quién se le ocurrieron estas manzanas de 100×100? Sueños de razón y orden exterior que esconden un denso caos de articulación de muros, terrazas, patios, escaleras. Cuántas situaciones, cuántos lugares se esconden detrás de estos muros continuos que no nos dejan ver? Como se resuelven estos lotes imposibles?
A pura vida.
(El centro de manzana rosarino es territorio perfecto para los gatos, los únicos que se apropian de las posibilidades de cruce por sobre muros. Los perros ladran desde sus patios prisión.)
Centro de manzana, desde arriba. La brutal belleza de lo real. Rosario en estado puro. Nadie mira las antenas de televisión oxidándose al sol. La belleza de contrafrentes que nadie diseñó. Los patios de casas de pasillo de baldosa roja, toldo verde y sillas blancas. La humedad de las medianeras al sur, la manera con la que una grieta encuentra su camino hacia arriba, o la constelación de formas creadas por revoques que siguen despegándose más y más. Reclamo mi pedazo de cielo rosarino, mi casa chorizo mirando al norte, la sombra de la parra del patio de mi abuelo, la baldosa girada que rompía el dibujo geométrico y escondía el tesoro secreto.

3/
No jodamos. La belleza rosarina son las chicas.
Y si siguen mi tren de pensamiento, yo prefiero la belleza cercana, sin maquillaje, tomando mate un domingo a la tarde, con la guardia baja y la vulnerabilidad a flor de piel.

03-Walter Salcedo
Fragmento foto Walter Salcedo

El Poder de la Pequeña Escala

Pequeña Escala = práctica arquitectónica contemporánea rosarina.
El signo iguala: la práctica arquitectónica contemporánea rosarina es de pequeña escala.
Pequeña escala que trabaja por acumulación, lote a lote. Acumulación que en base a actuaciones individuales propone variaciones mínimas sobre temas recurrentes; antes casa chorizo o casa de pasillo; hoy, edificios en altura. Rosario es la suma de esas repeticiones. Es aquí donde los arquitectos rosarinos demuestran (o no) su responsabilidad cultural en la construcción de la ciudad.

Rosarinidad al palo sojero
Existe una identidad propia de la práctica arquitectónica contemporánea? Cuales son sus rasgos? Existe algún dato estructural? Podríamos determinar su correlación con los procesos gemelos de desindustrialización y primarización sojera?

Práctica de la banalidad
Así como lo monstruoso nos llama desde su seducción, la mediocridad nos invita con sus comodidades cercanas. Sin olvidar el peligro que implica teorizar sobre ciertas cosas (prestando sustento a aquel que no tiene argumentos), cuál debiera ser el marco conceptual para abordar nuestra cotidianeidad arquitectónica? Teorizaríamos acaso sobre los balcones curvos? Describiríamos las condiciones de mercado para entender dormitorios de 2,15 metros de ancho? Presentaríamos al revoque como estrategia de camuflaje simuladora de deficiencias constructivas? Prestaríamos nuestra voz para justificar la comunión de administraciones socialistas con los capitales concentrados para expandir la individuación suburbana de nuestros suelos disponibles? Propongo una inversión en los valores, propongo cambiar la práctica de la banalidad por una épica de lo cotidiano.

Épica de lo cotidiano
Una épica que trabaje desde pequeñas intervenciones que descubran el potencial de innovación arquitectónica intrínseca a la dupla repetición/variación; que entienda la responsabilidad incremental que nos compete en la construcción de la ciudad; que proponga estrategias alternativas a la banalidad imperante; que reinstale la relevancia de nuestra profesión en la definición colectiva de nuestro futuro urbano.

Urbanismo de lo pequeño
Será posible, desde la pequeña escala, reinventar entonces la ciudad? Por acumulación, uno tras otro, de pequeños fragmentos utópicos, sueños de vidas mejores, ocultos tal vez en el centro de nuestras manzanas profundas? Qué tipologías revolucionarias nos esperan a la vuelta de la esquina? Cuántos patios? Cuántas terrazas?

02-Frittegotto
Panorama de Rosario,foto Gustavo Fritegotto

Juan Manuel Rois
arquitecto.Universidad Nacional de Rosario, 2000.
Master in Architecture. Universidad de Illinois, Chicago, 2003
Profesor Titular UNR, Rosario, Argentina.
Profesor Extranjeroen la Escuela de Arquitectura, Arte y diseño del Instituto Tecnológico y de Estudios Superiores de Monterrey. Design Critic en la Graduate School of Design, Harvard University. Saarinen Visiting Professor en la escuela Taubman de Arquitectura y Planeamiento Urbano de la Universidad de Michigan. Assistant Professor en la escuela de Arquitectura de la Universidad de Illinois en Chicago. Desarrolla su práctica profesional en forma independiente en la ciudad de Rosario, Argentina. Ha trabajado con Skidmore, Owings and Merrill LLP,Chicago, en las oficinas de Xavier Vendrell, Chicago y con Marcelo Villafañe, Rosario. Su trabajo profesional ha sido premiado en concursos nacionales e internacionales, sus proyectos han sido publicados y exhibidos igualmente. Su trabajo teórico incluye ensayos publicados en las revistas Azure, Arquine, Plot y Summa+.

CV-ROIS 2019